A Vasto le storie dei rifugiati: “Con 21 migrati su una barca di 6 metri, ho avuto paura”

Integrazione sab 22 giugno 2024
Attualità di Lea Di Scipio
4min
A Vasto le storie dei rifugiati: “Con 21 migrati su una barca di 6 metri, ho avuto paura” ©vastoweb.com
A Vasto le storie dei rifugiati: “Con 21 migrati su una barca di 6 metri, ho avuto paura” ©vastoweb.com

VASTO. Abrar Guennichi (Tunisia) Anderson Zahor (Costa d'Avorio) Murida Abdella Ahmad (Etiopia) Aimal Salihi (Afghanistan) Asif Hasibul Islam (Bangladesh), questi i protagonisti chiave dell’evento targato Cgil, con il patrocinio del Comune di Vasto, organizzato in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato (Leggi).

Cinque storie che raccontano l’esperienza drammatica della migrazione forzata e che nel tempo, grazie al sistema di accoglienza ricevuto in particolare nel nostro territorio, stanno ottenendo quel riscatto sociale ed economico dovuto per diritto. Cinque testimonianze virtuose che mostrano come lo scambio tra culture faccia crescere l’intera comunità, come quei migranti che lasciano la propria terra è perché sono costretti a farlo, con il sogno di migliorare la qualità di vita. Migranti che scappano da guerre, fame ma anche da Paesi che soffrono la crisi climatica. Migranti come risorse “sommerse” da pregiudizi e burocrazia, da una cultura che non è ancora pronta a leggere quelle loro storie con puro senso di umanità, scevro da infondate paure.

Storie che pongono un faro sull’importanza del sistema di accoglienza fatto di professionalità che possono agevolare i miranti nella realizzazione di una concreta integrazione.

Dal palco dei Giardini di Palazzo d’Avalos, cinque rifugiati hanno condiviso con il numeroso pubblico le loro commoventi storie.

Abrar: “Sono tunisina, immigrata clandestinamente 15 anni con la mia famiglia avventurosa che rincorreva il sogno europeo. Abbiamo viaggiato su una barca lunga solo 6 metri con 21 immigrati a bordo. Dopo una lite, il conducente si è gettato in mare ed è tornato a riva lasciando noi da soli in mezzo al mare. Abbiamo continuato con il suo assistente, ma avevo paura. Alle 7 di mattina una grande nave rossa della Guardia costiera ci ha trovati e siamo rimasti su quella nave due giorni. Poi siamo approdati a Reggio Calabria e poi portati in un centro dove eravamo assiepati tutti insieme, senza privacy. Poi siamo stati divisi, noi a Pescara e Vasto. L'operatore Attilio ci ha portato a Palmoli e pian piano ho conosciuto gli operatori e i responsabili. Avevo paura di essere considerata solo una clandestina araba e ho pensato che nessuno mi avrebbe voluto e accettato. A scuola ho conosciuto tanti compagni e insegnanti che invece mi hanno aiutata. Una scuola molto diversa dalla quella che ho lasciato nel mio paese. Ho imparato regole e tradizioni, la cultura italiana. Ho partecipato a tante gite e per la prima volta sono stata a teatro. Una vita che ho sempre desiderato. Ho tante difficoltà, ma sto facendo del mio meglio. Grazie ad Ermelinda e Federica ho scelto il Liceo scientifico perché voglio fare il medico”.

Anderson: “Vengo dalla Costa d'Avorio. Ho percorso una strada non facile. Alla partenza era tutta un'incognita, ma con sorpresa all'arrivo ha trovato un’accoglienza meravigliosa, ho conosciuto Melinda del centro di Palmoli. Ringrazio tutti della opportunità di vera integrazione che mi è stata data. Oggi gioco con la squadra di calcio del paese, mio figlio è iscritto alla scuola materna e ci stiamo adattando a una nuova cultura, anche se non è facile per via delle abitudini completamente diverse. Tutti i migranti vengono da tragedie subite e non è scontato essere qui con voi oggi. Abbiamo una grande voglia di lavorare. La fiducia che ci è stata data è tanta, anche se siamo consapevoli di essere per voi conosciuti, ma ringrazio la comunità per l'aiuto dato”.

Murida: “Ho 31 anni, sono etiope e ho lavorato in Libia per diversi anni dove ho conosciuto un ragazzo ghanese e abbiamo avuto due figli. Nel 2022 sono salita su una barca insieme ai miei figli e in mare ho avuto molta paura perché erano molto piccoli e mio marito non c'era perché in carcere. Pensavo alle tante difficoltà avrei dovuto affrontare da sola. Quando ho saputo che mio marito era venuto in Italia mi sono subito attivata per ottenere documenti e ricongiungerci. Ora sono felice, stiamo costruendo la nostra vita qui grazie all’aiuto che ci è stato dato”.

Aimal: “Vengo dall’Afghanistan, ho 5 figli e sono farmacista. Sono in Italia da quasi 3 anni e lasciare la patria è stato difficile ma l’ho dovuto fare per il loro futuro. Ero molto preoccupato ma col passare del tempo e con il trattamento sincero degli italiani abbiamo iniziato una vita normale e bella. Ho studiato per ottenere la patente di guida, affittato casa e ora lavoro in un centro accoglienza Versoprobo. Ci sentiamo integrati. Spero che ci sia pace in tutto il mondo e che nessuno sarà più costretto a lasciare il proprio paese”.

Asif: “Vengo dal Bangladesh e ho 24 Anni. Nel 2021 ho lasciato il mio paese attraversandone tre. Negli emirati sono stato in prigione 3 mesi e dopo che la famiglia ha pagato il riscatto sono stato liberato. Un viaggio pericoloso ma finalmente sono arrivato in Italia nel 2022 a San Giovanni Teatino nel centro Versoprobo. Ho lavorato in un autolavaggio, ho studiato italiano e dopo aver ottenuto la protezione speciale sono diventato operatore del centro. Ho superato l'esame di terza media e in futuro voglio prendere la patente per vivere bene in Italia e continuare a studiare per il diploma. Spero di realizzare i miei sogni”.

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