Il magistrato antimafia Maresca a San Salvo: “Lo Stato vince se ognuno agisce nella legalità”
SAN SALVO. “Non c'è sicurezza se non si riconosce la possibilità del rischio. Oggi tendiamo a distrarci dai temi fondamentali a causa di quello strumento diabolico che una volta chiamavamo telefonino ma che adesso apre ad infiniti mondi. Ai giovani dobbiamo trasmettere la voglia di cercare la verità e di conoscere, di non fermarsi al primo messaggio che arriva o ai titoli dei giornali, posto che qualcuno ancora li legga soffermandosi a riflettere anche in maniera critica su ciò che riportano. La rapidità della tecnologia ci fa perdere il contatto con la realtà e le dovute riflessioni su aspetti cruciali come quello della sicurezza che insieme alla conoscenza e alla giustizia sono i cardini fondamentali della verità”.
Un fiume in piena il magistrato Catello Maresca, figura di spicco nella lotta alla criminalità organizzata e che grazie al suo impegno e sacrificio il 7 dicembre 2011 sferrò un duro colpo alla camorra con la cattura di Michele Zagaria, storico capo del clan dei Casalesi. Fu lui a guidare l’indagine che ha portato all’arresto del latitante e di quell’operazione ne ha condiviso il racconto con i dipendenti della Pilkington di San Salvo, le scolaresche del territorio, i gruppi scout e le rappresentanze istituzionali e delle forze dell’ordine. L’occasione è stato il convegno organizzato in occasione del Safety day di Nsg Group dal titolo “Sicurezza è legalità”, laddove “la è con l’accento assume un significato pregnante che esprime l’interazione imprescindibile che corre tra i due”, ha sottolineato il presidente Graziano Marcovecchio.
“Zagabria – ha detto fra le altre cose Maresca - è stato capo di un clan particolarmente pericoloso nel mondo. La camorra dal 1980 ha ucciso 3.600 persone più del doppio della mafia siciliana, calabrese e pugliese. Ha sottratto oltre 10miliardi di euro l'anno alle comunità. Le mafie fanno ricchezza sul sangue versato ammazzando direttamente ma anche indirettamente per effetto delle condotte sui territori avvelenandoli come è accaduto nella cosiddetta terra dei fuochi. Cosa iniziare a fare per dare una mano allo Stato affinché vinca? La sicurezza deve essere responsabilità di ogni persona. La società civile ha una responsabilità da vivere non come colpa ma come funzione per far valere quei valori per i quali si autodefinisce civile, mentre dall’altra parte c'è la brutalità criminale. La società deve scegliere di giocarla e non rimanere negli spogliatoi. L’errore è pensare che le forze dell’ordine possano combattere da sole la criminalità. Tutti possiamo, invece, essere determinanti in questa partita”. Ad intervenire il sindaco di San Salvo Emanuela De Nicolis: “Oggi da sindaco mi preoccupa il contesto annoiato e pericoloso nel quale vivono i nostri giovani e dobbiamo intervenire facendo rete. Sembra che non abbiano contezza dei valori, neanche quelli che provengo da famiglie attente. La preoccupazione è vederli sprovvisti di ideali e modelli sani, sostituiti dagli influencer che diventano per loro veri e propri miti. Settimane fa ho querelato dei giovani che passano ore e ore sotto le telecamere a danneggiare un parco comunale. Ho denunciato pubblicamente quanto accaduto. È importante educare alla cultura della legalità, ma soprattutto alle conseguenze anche gravi cui possono incorrere. Dobbiamo fare prevenzione utilizzando il loro linguaggio social nella maniera più appropriata”.