Vittima di violenza: “Mi diceva che non valevo niente, mi aveva isolata da tutti”

la testimonianza mer 27 novembre 2024

Vasto "Alle donne dico: avete diritto di vivere, uscire dalla violenza si può”

Attualità di Lea Di Scipio
2min
Violenza,  foto d'archivio ©Web
Violenza, foto d'archivio ©Web

VASTO. “Ho conosciuto mio marito quando avevo 20 anni. Ero abbastanza spensierata, ma con un’autostima vacillante perché sentivo di non corrispondere allo stereotipo di ragazza carina, ricca e snella che all’epoca, negli anni ’90, andava di moda. Lui, invece, mi ha fatto sentire sin da subito speciale, apprezzata, bellissima, unica. I miei genitori hanno iniziato ad opporsi alla relazione, ma io ero rimasta incinta e così sono stata quasi costretta a continuare il mio percorso di vita con questa persona, abbandonando la mia famiglia e facendo un salto nel buio. Ero e sono una persona perbene e sentivo che avevo dei doveri verso questo figlio che cresceva nella mia pancia e che già amavo intensamente”.

A raccontarsi è Maria, una donna coraggiosa che oggi ha 50 anni e che in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne ha deciso di condividere la sua storia dolorosa. Lei, vittima di violenza domestica e stalking, lunedì ha parlato ad una rappresentanza di studenti trovando le parole giuste per comunicare a loro il dramma vissuto. Lo ha fatto all'Istituo Agrario di Scerni, affiancata da due specialiste del settore, l’avvocato Giuseppina Fabretti, vicepresidente di Emily Abruzzo e presidente dell’associazione Cammino, e la psicologa e psicoterapeuta Sonia Abbondanza (Leggi).

Con noi ha approfondito l’incubo che l’ha vista protagonista per anni con l’intento di sensibilizzare i lettori sul tema e far arrivare ad altre donne vittime di abuso il messaggio che con un adeguato aiuto si può uscire dal terribile vortice della violenza.

“I primi anni – continua Maria – sono stati altalenanti. Si litigava, non c’erano soldi e avevamo accumulato molti debiti. Ho cominciato a notare che lui faceva abuso di alcol, che era nervoso e che aveva un lavoro che non si capiva se andava oppure no. Ho cominciato a sentirmi come fossi dentro ad una bolla. Io non avevo la patente, non lavoravo. Poi l’ho presa ma lui non mi permetteva di prendere l’auto e nemmeno di lavorare in posti dove non avrebbe avuto modo di controllarmi. Così vivono queste persone: con l’ossessione di avere il completo controllo su di te. Ero sempre sotto esame e mi sembrava di camminare continuamente su un fragile ponte di cristallo che poteva frantumarsi da un momento all’altro quando c’erano le discussioni. Poi la situazione ha cominciato a precipitare ed è scattata la prima denuncia, nel 2019. Ma dopo tre anni le cose sono ancora peggiorate e sono diventata oggetto di continui scherni, violenze fisiche e psicologiche. Ho deciso di andare avanti, mi sono fatta coraggio perché volevo proteggere i miei figli, insegnare loro che la violenza non è vita. Ho iniziato a costruire un progetto procedendo giorno per giorno a piccoli passi senza insospettirlo. Ancora oggi sto affrontando le mie paure perché per più di 20 anni mi sono sentita dire che non capivo niente, che ero stupida, che non sapevo fare niente mentre lui sì. Mi diceva che non valevo niente. Oggi invece sono una donna forte che vuole aiutare le altre donne con la propria storia. Trovate il coraggio, uscite da questo vortice e chiedete aiuto. Lui mi aveva messo in isolamento, non vedevo più né famiglia né amici. Gli uomini maltrattanti sanno fare unicamente questo: vivere del riflesso della luce degli altri perché da soli vivrebbero nell’ombra e nell’oscurità. Alle donne dico: avete diritto di vivere, uscire dalla violenza si può”.

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