La Madonna dell'Incoronata è entrata nelle case dei vastesi

VASTO. Tocca ancora una volta ringraziare la tecnologia per averci fatto sentire meno soli. Tocca ringraziarla per averci permesso di assistere anche da casa alla celebrazione eucaristica in onore della Madonna dell'Incoronata. Tocca ancora una volta riconoscere che l'innovazione può correre in soccorso all'uomo in difficoltà. Tocca ancora una volta ribadire che non bisogna demonizzare la rete, quanto educare al suo corretto utilizzo. Premesse sociologiche scontate, ma tante volte è bene tornare a sottolineare che l'estremizzazione non è mai positiva, la verità sta nel mezzo. Ebbene, è grazie a Youtube, neanche così innovativo se vogliamo, che oggi i fedeli più fedeli hanno potuto riunirsi in preghiera davanti a padre Eugenio, a padre Tonino e a padre Paolo che in diretta dal santuario dell'Incoronata hanno concelebrato la santa messa. La trasmissione è andata in onda anche in televisione, ma su un canale che non arriva in tutte le case.

In tempi ordinari, ieri la statua della Madonna avrebbe fatto ritorno "a casa" dopo aver sostato una settimana nella cattedrale di San Giuseppe. Sarebbe stato un rientro acclamato, accompagnato da un corteo che in preghiera avrebbe attraversato il centro della città sulle note del complesso bandistico “San Martino”. Gli applausi, gli spari e la commozione avrebbero accolto l'ennesimo ingresso trionfale, esattamente come è stato per diversi decenni.

In queste settimane di isolamento è la Parola di Dio che è entrata nei salotti degli italiani ogni giorno, ogni domenica, anche durante la Quaresima e la settimana di Pasqua. E così anche oggi, per una festa che ormai è divenuta parte della memoria collettiva del vastese. Bisogna riconoscere però che la dimensione comunitaria di queste ricorrenze viene penalizzata dall'impossibilità di riunirsi, di condividere istanti e sensazioni, ma anche dal non poter programmare insieme che tutto possa svolgersi secondo un progetto ben delineato. Questo Coronavirus ha messo in risalto ancora di più la necessità degli uomini di sentirsi parte di una comunità, un'appartenenza non solo di fede - che rimane un fatto prima di tutto individuale - ma di riti e cerimonie che riproponendosi a cadenza annuale diventano appuntamenti imprescindibili per la nostra vita. La speranza è che negli anni a venire guarderemo a questo giorno con occhi diversi, stringendoci ancor più a quella realtà comunitaria di cui oggi sentiamo moltissimo la mancanza.