Tappa anche a Punta Aderci per le riprese de “I giganti del mare”
Vasto Di Domenico: “Sulla rotta del ritorno riportiamo emozioni limpide”
VASTO. Si sono concluse le riprese de “I giganti del mare”, documentario prodotto dalla Studio Kairos di Parma. Dopo tre settimane a bordo della barca a vela Matuca 3 lungo un invisibile sentiero tracciato sull’acqua, dall’Abruzzo alla Puglia, passando per il Molise, parallelo alle vie d’erba dei tratturi e della transumanza. Scandito dalla presenza dei trabocchi, o trabucchi, immaginifiche macchine da pesca, che come enormi granchi aggrappati alla costa si protendono verso il mare sfidando le onde, dalle origini avvolte nella leggenda. Alla ricerca della viva testimonianza di chi ancora oggi ne è custode, lungo un potenziale itinerario, turistico e culturale, unico al mondo, da pensare e promuovere al di là di astratti confini regionali.
Ed essere apripista di un’auspicabile cooperazione tra gli enti regionali, comuni e associazioni di categoria, per progetti di valorizzazione condivisi, è proprio uno degli obiettivi del progetto cinematografico nato da un'idea del regista abruzzese Daniele Di Domenico e dal pugliese Fabio Abatantuono, direttore della fotografia.
La Matuca 3 è salpata da Giulianova, con primo approdo sulla costa abruzzese dei trabocchi, da Ortona a Vasto, poi a vele spiegate direzione Gargano, tra Peschici e Vieste, e infine a Termoli.
“Abbiamo viaggiato per 130 miglia lungo le coste di questo meraviglioso tratto di mare Adriatico, per raccontare di uomini e trabocchi – spiega Di Domenico - . Riportiamo sulla rotta del ritorno emozioni limpide che hanno attraversato l'obiettivo della telecamera e sono arrivate fino a noi, dall'altra parte, testimoni silenziosi di storie che meritano di essere fatte conoscere al mondo”.
Ed ecco qualche fermo immagine di quello che diventerà un racconto cinematografico pensato per il mercato televisivo nazionale e internazionale e che sarà pronto per il lancio in grande stile a inizio 2021.
Il giovane Mario Altobelli, che in bici raggiunge San Vito Chietino, per aiutare il suo padrino di battesimo Franco Cicchetti a montare un palo di rinforzo del trabocco Lupone.
“Ricordo il pezzo di binario, pesante, che viene trascinato sulla passerella, poi il tonfo, sordo, in mare. Mario che nuota abbracciando la grande boa che sostiene il binario a mezz’acqua. Tutto si svolge in religioso silenzio, mentre il sole spunta sul mare e investe ogni cosa con una luce color oro brillante” commenta il regista.
Poco distante, Rinaldo Verì, appartenente alla storica famiglia di traboccanti abruzzesi, a bordo del suo “cannizzero”, rudimentale zattera di canne, si cura della manutenzione sotto l’impalcato del trabocco di Punta Tufano.
“Rinaldo è uno dei pochi, se non l'unico, a sapere come si costruisce ‘lu cannizzer’ – spiega Di Domenico -, ci aveva promesso che lo avremmo trovato al nostro arrivo ed è stato di parola”
Poi sul Gargano. dove la costa si fa alta e frastagliata e i trabucchi sfidano la forza di gravità. Su trabucco Furcichella, Giuseppe Marino, 87 anni, memoria storica dei mastri trabucchisti e suo nipote Luigi squamano un grosso pesce serra e a fine giornata Giuseppe, abbracciato alla moglie, canta una struggente canzone popolare, che racconta la vita dura dei trabucchisti di un tempo. E ancora Cenzino, che ha sempre fatto il pescatore, ma coltiva un grande sogno: avere un trabucco tutto suo, e intanto li realizza in miniatura per arrotondare la giornata
“Sul Gargano le dimensioni dei trabucchi diventano ciclopiche – spiega il regista -, le lunghe antenne misurano più di 30 metri e sostengono reti di 600-800 metri quadrati. Per manovrare reti così grandi ci vogliono due argani e una sentinella deve salire fin sulla cima dell’antenna per avvistare il pesce in entrata”.
E infine a Termoli, dove Celestino e il nipote Antonio accolgono la troupe nel loro forno, e mostrano poi il loro trabucco, sotto i muraglioni della città, più volte distrutto dalle mareggiate, ancora una volta in corso di ricostruzione.
E poi l’esplorazione dei vicoli della città vecchia, con guida Giovanni De Fanis, studioso e storico locale di trabucchi di Termoli. Il suo legame con il mare è forte, la sua è sempre stata una famiglia di pescatori e lui non può che onorare queste origini raccontandone la storia.
“Il mare certo è lo scenario che ci ha sempre accompagnato in questo viaggio, ma i veri protagonisti sono stati gli uomini, le donne e i loro trabocchi – racconta ancora Di Domenico -. I ricordi si susseguono in modo disordinato, caotico, secondo sequenze ogni volta differenti, che la mente seleziona sulla base di una logica che non è possibile interpretare, ma forse non si può proprio parlare di logica. Forse è questo il modo migliore per raccontare quello che abbiamo vissuto, seguire l’illogicità della mente, abbandonare quella che può essere una mera e noiosa esposizione degli avvenimenti in senso cronologico e lasciarsi trasportare dall’emozione di momenti che sono già diventati ricordi”.
A bordo, a comporre l’equipaggio, oltre a Di Domenico, regista che vanta collaborazioni con le trasmissioni Rai Geo&Geo e SuperQuark, e diverse produzioni realizzate alle Isole Svalbard, arcipelago a pochi chilometri dal Polo Nord, e Abatantuono, collaboratore dal 2005 di Mediaset, ci sono l’operatore di macchina Eric Tornaghi, che ha lavorato per trasmissioni televisive come Geo&Geo, Atlantide, Impero, Un Mondo a Colori e Missione Natura, l’assistente di scena Daniele Sicuro, originario di Vieste anche lui, e la social media manager Chiara Cervigni. Al timone si sono alternati Ivo Olivieri, Stefano D’Ascenzo, Giovanni Gaspari e Marcello del Toro.
Il progetto ha ricevuto il sostegno della Camera di Commercio di Chieti e Pescara e dell’associazione Rinascita dei Trabucchi Storici di Vieste, si fregia del patrocinio del Parco Nazionale del Gargano, del Comune di Peschici e del Comune di Vieste, e del sostegno del Comune di Vasto e del GAL Costa dei trabocchi. Infine degli sponsor Astra srl e Cantina Colle Moro e ha come partner tecnici Legambiente Abruzzo, Taumat, Nissan e Marketing Digital Mind.