Caso Trotta, il legale del poliziotto: "Il mio assistito ha eseguito gli ordini ricevuti"

LA DIFESA ven 10 marzo 2023

Vasto L'avvocato Marisa Berarducci: "Siamo in possesso di documenti che lo provano"

Cronaca di Miriam Giangiacomo
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A sinistra Sabatino Trotta, a destra il carcere di Vasto ©Vastoweb
A sinistra Sabatino Trotta, a destra il carcere di Vasto ©Vastoweb

VASTO. "Oltre ai documenti già presenti nel fascicolo del pubblico ministero, siamo in possesso anche di altri documenti che useremo in tribunale per dimostrare l'estraneità del mio assistito all'evento e che ha solo eseguito gli ordini ricevuti". Si esprime così l'avvocato Marisa Berarducci, legale di Antonio Caiazza, assistente capo coordinatore della Polizia penitenziaria e addetto alla sorveglianza dei detenuti, che rischia di finire sotto processo (Leggi)per presunte responsabilità nel caso del suicidio in cella dello psichiatra Sabatino Trotta nel carcere di Vasto.

Insieme a Caiazza potrebbe finire in tribunale anche Giuseppina Ruggero, direttrice della struttura e coordinatrice dello staff multidisciplinare di accoglienza e sostegno, difesa dagli avvocati Massimo Solari e Cristiano Bertoncini.

Trotta, al tempo dirigente medico dell’Asl di Pescara, si è tolto la vita nel carcere di Vasto il 7 aprile del 2021, dopo essere stato arrestato in seguito a una inchiesta della Procura di Pescara riguardante una gara d'appalti indetta dalla Asl del capoluogo adriatico.

Il procuratore capo di Vasto, Giampiero Di Florio, ha formalizzato le accuse firmando la richiesta di rinvio a giudizio per Caiazza e Ruggero, per i quali è contestato il reato di omicidio colposo e violazione di norme sulla prevenzione di suicidi e di sorveglianza in generale: il pm ha infatti ravvisato nella richiesta di rinvio a giudizio sia la “colpa generica consistita in negligenza, imprudenza e imperizia” che la “colpa specifica nell’accoglienza e sostegno ai detenuti”.

Sarebbero infatti state commesse delle omissioni in seguito alle quali Trotta avrebbe saltato il protocollo che viene normalmente applicato all'ingresso in carcere dei detenuti, ovvero la visita effettuata dallo psichiatra e dal psicologo, togliendosi poi la vita in cella a poche ore dall'arresto. 

Trotta, inoltre, non sarebbe stato sottoposto ad alcuna perquisizione dopo il suo ingresso nel carcere di Vasto, avendo così modo di impiccarsi con il laccio del pantalone della sua tuta. Si tratta di un gesto che si sarebbe ovviamente potuto evitare se l'uomo fosse stato sorvegliato e custodito costantemente come previsto dalle norme.

A Trotta fu anche permesso di tenere nella propria cella un televisore, che gli ha dato modo di seguire tutte le notizie che parlavano del suo arresto.

Il gup Fabrizio Pasquale ha fissato l'udienza preliminare per il prossimo 15 giugno.



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