Sabino Esplodenti: ancora niente cassa integrazione, ma arrivano i ristori
Casalbordino I primi aiuti per i 70 dipendenti dell’azienda, si lavora con l’Inps per la cassa integrazione ordinaria
CASALBORDINO. Incominciano ad arrivare i primi aiuti economici ai dipendenti della Sabino Esplodenti di Casalbordino.
L’azienda in Contrada Termine ha versato gli emolumenti ai 70 dipendenti per il lavoro svolto fino al 13 settembre.
Risale proprio a questo giorno la seconda tragica deflagrazione (Leggi), dopo quella avvenuta nel 2020 (Leggi), in cui persero la vita i tre operai Giulio Romano, Gianluca De Santis e Fernando Di Nella.
La vicenda attualmente risulta complessa.
Da un lato vi è l’articolata e lunga situazione giudiziaria, ad ora ferma alle indagini sulla prima strage con il perito Francesco De Marzo (Leggi), mentre dall’altro la richiesta di cassa integrazione da parte dei dipendenti dell’azienda, senza lavoro da oltre due mesi.
Gli operai, attualmente sospesi dall’obbligo lavorativo in attesa di una riconversione o della chiusura della Sabino, non stanno ricevendo risposte dall’Istituto nazionale della previdenza sociale.
La stessa dinamica si era verificata anche nella scorsa tragedia, quando, per ricevere la cassa integrazione ordinaria, i lavoratori hanno visto l’intervento di Confindustria e dei sindacati insieme all’amministrazione del comune di Casalbordino.
Per ora la Regione Abruzzo, con un incontro avvenuto nella sala del palazzo di città di Casalbordino il mese scorso (Leggi), si è impegnata con le sigle sindacali a risolvere la questione della cassa integrazione, sollecitando l’Inps, e a costruire un tavolo di lavoro con il Ministero volto alla riconversione dell’attività aziendale così da mantenere aperta l’attività e renderla più sicura.