Sabina Guzzanti a Vasto: "La tecnologia isola, ma l'unica forza delle persone comuni è l'unità"
Vasto Ieri sera l'anteprima di Vasto d'Autore Festival
VASTO. La tecnologia può essere un'occasione per evadere, ma allo stesso tempo una trappola.
Con la sua consueta tagliente ironia, la regista e saggista Sabina Guzzanti ha condotto il numerosissimo pubblico dei Giardini d'Avalos lungo un percorso che ha smascherato limiti e pregiudizi legati all'intelligenza artificiale.
In una chiacchierata con Andrea Di Consoli, giornalista Rai e scrittore, nella serata d'anteprima del Vasto d'Autore festival, in programma dal 6 al 9 luglio (Leggi), l'autrice di "ANonniMus", ha parlato ieri sera del gap generazionale che divide giovani e anziani.
"Gli esseri umani si evolvono, ma nella tecnologia non scatta sistematicamente quell'eredità generazionale cui siamo abituati. Spesso ci si trova a parlare da soli con macchine intelligenti da cui siamo circondati, segno di solitudine e scollegamento con il proprio corpo. La tecnologia ci rende passivi", ha spiegato Guzzanti.
E a quella che è divenuta una vera e propria inquietudine morale ed etica si aggiunge la "moda di parlare un gergo tecnologico fatto di parole che non ci appartengo, ma che facciamo nostre per non essere fuori dal mainstream".
E ancora: "La tecnologia ci isola, mentre l'unica forza delle persone comuni è l'unità. E l'unico nemico per contrastare i pochi ricchi sarebbe questa unità. La tecnologia ci rende soli, emotivamente superflui, ma sorvegliati, perché attraverso i social vogliono sapere tutto di noi e di fatto vendiamo i nostri dati senza nemmeno guadagnarci nulla. I like creano piacere e sviluppano dopamina e ci torni allo scopo di soddisfare questi bisogni. Oggi il racconto si basa su questa necessità di eccitazione continua, basti pensare a quelle serie che ci tengono incollati passivamente allo schermo. Oggi la satira stessa è regolata da algoritmi e non è basata più sullo spirito critico, ma sulla notizia che fa click. Questa devianza deriva dai social. Bisogna scardinare l'idea che non ci possa essere un ponte anche politico tra le generazioni. Quando si dice 'largo ai giovani' è sempre una fregatura per tutti, una frase che sembra fatta a favore dei giovani, ma non è così, perché di fatto si impedisce loro di potersi difendere".
E tra i tanti spunti di riflessione proposti non è mancato un accenno a "Draquila": "Non mi sarei immaginata una sentenza diversa da quella che c'è stata. Ma leggendo le motivazioni c'è scritto che se da una parte c'è l'assoluzione, dall'altra si evince un sistema in cui non si riesce mai veramente ad arrivare ad una conclusione. In questo sono tutti molto prudenti".
L'evento è stato preceduto dall'incontro con il magistrato Nicola Gratteri (Leggi).