Alla furcese Elena Spagnoli il Premio Luciano Lapenna: vince "Una storia di solidarietà"
VASTO. "Il premio è indirizzato ai giovani per abituarli ad una prospettiva verticale della storia e del passato che genera il futuro. Non abbiamo voluto relegare il ricordo di Luciano a memorie melense, ma affidarla alla produzione delle nostre intelligenze. Abbiamo temuto la mancata risposta e invece sono arrivati 6 elaborati di qualità da persone giovani, la più anziana ha 38 anni, gli altri si aggirano intorno ai 20. I loro prodotti sono risultati fedeli ai criteri di rigore storico, alle prove fattuali e bibliografie richiesti. L'idea di questo premio nasce dall'amore che porto e portavo a Luciano e che l'amministrazione comunale e l'Anpi hanno accolto con grande entusiasmo. Così, da questa sinergia, spero che l'iniziativa si istituzionalizzi nel segno della necessità della ricerca storica, nell'intento di una visione proiettata alla cultura visto anche l'accorpamento in un polo unico delle nostre virtuose realtà presenti".
Ad annunciarlo è Bianca Campli, moglie di Luciano Lapenna. Ad un anno dalla sua istituzione, si è svolta oggi pomeriggio, nella Pinacoteca di Palazzo d’Avalos, la cerimonia di assegnazione del premio a lui dedicato.
Il riconoscimento in denaro, dell'ammontare di mille euro, per la migliore ricerca storica inedita, in forma testuale o di audiovisivo, sul periodo compreso tra gli anni ’40 del XX secolo e i giorni nostri, con particolare attenzione alla lotta antifascista, nel territorio di Vasto e dell’hinterland, è andato alla furcese Elena Spagnoli che ha presentato un eleborato e un corto dal titolo "Una storia di solidarietà".
A deciderlo è stata una commissione formata da Marco Patricelli, Nicola Della Gatta, Bianca Campli, Gabriella Izzi Benedetti, Gianni Orecchioni e Domenico Cavacini, che ha valutato gli elaborati di Luca Corsica (La Brigata Maiella, dalla Resistenza ai primi anni del secondo dopoguerra), Luca Di Domenica (Io sono italiano e conosco anche il no), Giuseppe Marisi (A proposito del clientelismo in Abruzzo), Lorenza Mucci (Il valore della Resistenza, noi della Maiella non dimentichiamo), Matteo Nanni (La ricostruzione a Vasto dopo la seconda guerra mondiale) ed Elena Spagnoli (Una storia di solidarietà).
A due anni dalla scomparsa del politico vastese, sindaco per due mandati consecutivi a Vasto e con alle spalle una lunga carriera politica che lo ha visto sedere lo scranno regionale come consigliere, nonché prima ancora come consigliere comunale nel suo paese di origine, Gissi, e poi eletto all'unanimità presidente di Anci Abruzzo dal 2014 al 2019, la città lo ha ricordato in occasione dell'edizione numero uno di una manifestazione che ha suscitato grande interesse e partecipazione.
Ad arricchire l'evento i contributi musicali di Davide Di Ienno alla chitarra e Michele Taraborrelli al pianoforte.
Gli interventi
"La sala piena - ha detto Domenico Cavacini, presidente Anpi Vasto - dimostra che non lo abbiamo dimenticato, anzi, che ci manca. Da semplice militante al suo percorso istituzionale, ci è sembrato giusto rendere onore alla sua memoria".
La parola al Sindaco Francesco Menna: "Luciano era una persona che sprigionava doti umane quali bontà e generosità. Politicamente era leale e onesto, nell'amministrazione della cosa pubblica vedeva un modo per cambiare in meglio il mondo. Si è donato e ha dato tanto a tutti. Diceva che le città non sono fatte solo di chiese, vie e opere pubbliche, ma di persone che quando vanno via diventano stelle luminose. Grazie per quello che hai fatto per noi dal punto di vista umano e politico".
A seguito della proiezione di alcune immagini, Nicola della Gatta, assessore alla Cultura ha sottolineato: "Abbiamo deciso di ricordare Luciano non in maniera retorica e il tentativo si allaccia a tre sue caratteristiche principali. Era un uomo delle istituzioni, mai esclusivo o escludente. Sempre, anche con chi la pensava diversamente da lui. E questo è il più grande insegnamento che ci ha lasciato. È stato un uomo di parte, ma lo è stato soprattutto da una parte, ovvero da quella del popolo. Lavorava con impegno per accorciare lo scollamento tra istituzione e cittadini. Era devoto al territorio e questo spiega il senso del premio legato alla storia da lui tanto amata, per capire bene gli anni della guerra e della ricostruzione poi. Infine il culto della memoria. Immensa fu la gioia di Luciano quando Vasto fu il primo comune a concedere la cittadinanza a Liliana Segre. È stato il suo ultimo esempio virtuoso. E poi attraverso l'Anpi, l'impegno dell'educazione delle nuove generazione per questa Memoria che deve restare condivisa".
E Giovanni Paolo Rosato, sindaco di Taranta Peligna, ha aggiunto: "Di Luciano non si scorderebbero nemmeno le pietre incontrate nel suo lungo viaggio di amministratore. Scelgo la via difficile per raccontare un personaggio così. Nei nostri anni insieme all'Anci ci ha insegnato con l'esempio come dovrebbe comportarsi un uomo, peraltro delle istituzioni. Non amava le soluzioni semplici, perché sono inutili e non servono per rispondere alla complessità che ci circonda. Con lui potevi parlare di tutto, a partire dal legame profondo con la sua città natale, Gissi, e con Vasto alla quale si sentiva radicalmente ugualmente attaccato. Era un uomo curioso, un piccolo uomo indomabile affamato di conoscenza. Dalle riforme a tematiche meno importanti, aveva sete di conoscere tutto. L'unico suo 'limes', confine, era essere fermo nella sua coerenza. Non aveva paura di non essere eletto, ma di non essere un uomo giusto. Non si diventa sindaco per una seconda volta senza una scelta programmatica improntata sulla coerenza. Un uomo sopra le parti, un uomo che ha saputo incarnare tutto quello che un'istituzione doveva essere. Sapeva ascoltare tutti con stessa dignità e attenzione. Sapeva rispettare tutte le parti e da tutte le parti era rispettato".
La parola anche ad Agostino Chieffo, sindaco di Gissi: "Luciano interpretava la politica come servizio alla collettività, senza secondi fini. Era curioso e appassionato di storia così questa idea di ricordarlo con questo evento è stata una scelta azzeccata e spero si ripeterà in futuro".
Infine, poco prima del conferimento del premio, lo storico Marco Patricelli ha detto: "Queste terre sono state vittime della guerra e non protagoniste. L'Abruzzo è una regione che ha sofferto e che nel dopoguerra ha cercato di esorcizzare il dramma vissuto allontanando la memoria. Ma il nostro passato dobbiamo ricordarlo così come dobbiamo ricordare la resistenza umanitaria, quando chi non aveva ha aiutato chi non aveva ancora. L'altra esperienza è quella legata alla Brigata Maiella. Dobbiamo tornare al passato per vivere bene il presente. La storia non è maestra di vita, altrimenti l'uomo non compirebbe più atrocità. Però dobbiamo pagarne il prezzo. Non è solo per la memoria di Luciano Lapenna, ma per la nostra memoria".