Vasto ha omaggiato "Lu Sand'Andunie" con due cori nel centro storico
VASTO. Fisarmoniche, chitarre, tamburelli, violini, voci e tanto altro per rendere omaggio al Santo protettore della famiglia, dei raccolti e degli animali.
Rinnovata anche quest'anno la tradizionale festa dedicata a Sant’Antonio Abate.
Nella tarda serata di ieri, martedì 16 gennaio, alla vigilia della giornata dedicata al fondatore del monachesimo cristiano, due gruppi di cantori e musicisti si sono riuniti sulle note de “Lu Sand'Andunie de jennàre” o del “Sand'Andunie de lu porche”, così come viene chiamato per distinguerlo dal Santo di Padova.
Ad omaggiare il Santo sono stati il gruppo Vasto com'era, che si è esibito in piazza Diomede e in seguito nella Concattedrale di San Giuseppe, e l’Allegra Compagnia del Cavaliere. Quest'ultima già in mattinata era stata ospite nella scuola dell'infanzia Aniello Polsi, nel complesso Ritucci Chinni (Leggi), e in serata è partita da piazza San Pietro per poi proseguire in lungo tour tra attività commerciali e case private.
A raccontare la storia del Santo a vastoweb è Tonino Muratore, vastese Doc.
Un po' di storia
La figura del Santo viene associata al maiale perché i suoi festeggiamenti corrispondono al periodo della macellazione e anche perché, anticamente, i frati Antoniani allevavano un maiale, a spese delle comunità, per donare la carne ai poveri e per curare, grazie al grasso dell’animale, la malattia detta “lu foche de Sand'Andunie”.
La narrazione dei cori popolari, cui segue la richiesta di offerte quali salsicce, vino rosso e dolci tipici, viene resa ancor più suggestiva dalla rievocazione mimata delle "tentazioni di Sant' Antonio nel deserto". I personaggi più importanti che vengono interpretati sono Sant’Antonio Abate e il diavolo.
Il Santo indossa un saio dall’ampio cappuccio e alla vita ha un cordone che l’interprete invita a baciare e che stringe per darsi forza contro il tentatore. Porta con se un pesante bastone, spesso a forma di stampella, emblema tradizionale del monaco medievale il cui dovere era di aiutare gli zoppi e gli infermi o a ricordare semplicemente un bastone pastorale. Ha un crocifisso infilato nel cordone della cintura che viene mostrato al diavolo per scacciarlo. Il Diavolo, invece, è vestito di rosso ed è dotato di corna sulla testa e di una lunga coda con la quale sfiora chiunque gli capiti a tiro. Ha una “forca” con la quale gira intorno a Sant’Antonio per provocarlo ed indurlo in tentazione.
Molto nota è anche la cerimonia di benedizione degli animali che fino alla metà dell'ottocento veniva celebrata nella cappella di S. Antonio Abate, oggi non più esistente, ma che sorgeva nei pressi della Madonna delle Grazie, Chiesa nella quale il rito fu sposato nel secolo scorso.
Quest’ultimo prevedeva che gli animali facessero tre giri intorno alla chiesetta, sostando per un momento sul portale dove il prete li benediva. Al terzo giro i padroni, dopo aver offerto loro una donazione, avevano in cambio un'immaginetta del Santo, che poi attaccavano sulla testa dei loro animali, per lo più cavalli.
Si racconta anche che il dorso degli animali venisse rasato, realizzando il simbolo della croce come buono auspicio per l’anno a venire, proteggendo gli animali da qualsiasi disgrazia.