Povertà educativa, 6° mese di supporto didattico e tutoraggio domiciliare alle Rossetti e Spataro
Vasto Si tratta di uno degli ambiti del progetto "Mi metto in gioco"
VASTO. Continua con entusiasmo l'intervento mirato alla povertà educativa, ovvero la privazione da parte dei bambini e delle bambine della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente le proprie capacità, i propri talenti, le proprie aspirazioni.
Si tratta del Supporto didattico e tutoraggio domiciliare, uno degli ambiti del progetto "Mi metto in gioco", frutto della collaborazione tra il Consorzio Matrix, l’ istituto Comprensivo G. Rossetti e l’Istituto Comprensivo1G. Spataro del comune di Vasto, finanziato dall'Unione Europea – Next Generation EU – PNRR M5C3 – Investimento 1.3 – Interventi socio-educativi strutturati per combattere povertà educativa nel Mezzogiorno a sostegno del Terzo Settore.
A 6 mesi di operatività nella Scuola primaria G.Spataro e G.Rossetti, gli interventi sono stati di vario tipo, tutti concordati con le insegnanti dopo una prima fase di osservazione: dalle conoscenze della lingua italiana alla matematica, geometria, geografia, storia e inglese. Tutte discipline che sono state affrontate mediante attività che hanno previsto come strumento la cooperazione e l’arte. Perché l’apprendimento cooperativo ben si adatta a rispondere ai bisogni di ciascuno, grazie a un patto saldato sulla fiducia reciproca, i bambini e le bambine imparano l’una dall’altra, sviluppando opportunità di crescita e nuovi strumenti educativi. Ciascuno dunque è responsabile non solo del proprio apprendimento, ma anche di quello degli altri componenti del gruppo. L’arte come strumento educativo ha invece finalità trasversali a cui bambini e le bambine, costruttori consapevoli del proprio sapere, hanno risposto in modo brillante, supportati anche dall’entusiasmo delle loro famiglie.
È stato previsto anche un percorso di lingua italiana per gli alunni e le alunne con background migratorio in base ai livelli di competenza linguistica. Bambini e bambine provenienti da Bangladesh, Macedonia, Marocco, Nigeria, Romania, Senegal, Tunisia e Ucraina sono stati coinvolti in attività che hanno compreso l'intera classe e non solo il gruppo straniero - come suggerito dalle Linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri emanate dal Ministero dell’Istruzione. Perché superare la povertà educativa vuol dire anche superare le barriere verso chi ha una cultura diversa dalla propria, grazie altresì a interventi multidisciplinari incentrati sull'educazione civica e aventi come obiettivo la formazione e il potenziamento di una coscienza civica rispetto alla società multietnica in cui viviamo.