Intense emozioni a Vasto con Pietro Faiella al secondo atto dei Giovedì rossettiani
VASTO. "La trasposizione drammaturgica di stasera è tratta da un romanzo inquietante di Giuseppe Berto, intitolato La gloria, del 1978, che racconta la storia infinita di migliaia di anni fa. L'opera è ispirata a un documento vero, ovvero al cosiddetto Vangelo di Giuda, poco conosciuto perché non tramandato per vie ufficiali. È però autentico ed è stato ritrovato nel 1974 in una caverna in Egitto, scritto in lingua copta e quindi si presuppone l'esistenza di un precedente testo greco. Chi lo ha ritrovato l'ha tenuto con sé per moltissimi anni perché non voleva venderlo finché una banca Svizzera lo ha acquistato. È arrivato così in mano ai filologi, è stato trascritto e in parte completato perché monco. E questo vangelo racconta la storia di Giuda e del suo rapporto con Cristo, che non è quello tramandato dalla linea ufficiale della chiesa, da cui viene considerato un traditore. Questo termine deriva infatti da 'tradere' cioè trasmettere. Giuda, secondo questa accezione, ha quindi il compito di 'trasmettere la salvezza di Cristo' . Tutto sommato è quindi colui che compie un gesto previsto dalle scritture. Infatti durante l'ultima cena Gesù sa già cosa accadrà. E allora dov'è la colpevolezza di Giuda se il compito che deve affrontare è già previsto?".
Con queste parole Gianni Oliva, direttore artistico dei "Giovedì rossettiani" (Leggi), ha introdotto il secondo appuntamento andato in scena ieri sera al Teatro Rossetti dal titolo “Secondo Giuda”.
Sul palco Pietro Faiella, originario di Sulmona e con alle spalle una lunga carriera cinematografica e teatrale, che ha scelto di mettere a fuoco i momenti principali della relazione di Giuda con Gesù, cogliendo i due estremi della storia: il primo incontro col figlio di Dio e il tradimento.
Uno monologo intenso e ricco di emozioni che ha condotto gli spettatori nei meandri della coscienza tormentata dell'apostolo.