"Carenza di lavoratori stagionali nel settore turistico, la colpa non è del reddito di cittadinanza"
Vasto Valerio Torino: "In realtà in molti posti di lavoro i salari sono bassi con contratti poco convenienti"
VASTO. Da qualche settimana gli operatori del settore turistico, ristorativo e alberghiero in Abruzzo lamentano la difficoltà nel trovare personale per la prossima stagione estiva e addebitano come causa il reddito di cittadinanza.
In poche parole i percettori di reddito di cittadinanza rifiuterebbero opportunità di lavoro pur di non rinunciare a quanto percepiscono con il sussidio statale.
Situazione quest'ultima che ha portto molti imprenditori a lamentarsi parlando di poca professionalità, addirittura di mancanza di voglia di lavorare e di manodopera quasi esclusivamente straniera. In realtà non è proprio così.
Questo il parere di Valerio Torino, delegato dell'Associazione Maitres per l'Abruzzo: "Addebitare il fenomeno della mancanza di personale nel settore turismo-ristorativo- alberghiero al reddito di cittadinanza significa implicitamente ammettere che in molti posti i datori di lavoro offrono salari bassi, contratti stagionali e condizioni (quando i contratti vengono offerti, cosa non scontata, vista l'altissima percentuale di nero) poco convenienti.
É evidente infatti che nessuno rinuncerebbe a uno stipendio di 1.500 euro con un contratto a tempo indeterminato per incassarne 480. In altre parole significa ammettere che la qualità del lavoro in molte regioni é ancora molto bassa: se un effetto positivo ha avuto il ridettico di cittadinanza (pur tra le sue mille contraddizioni) forse é stato quello di mettere al centro la "dignità" della persona, svincolandola dal ricatto occupazionale. Forse é l'ora di smetterla con la retorica del sud o centro sud che non vuole lavorare e iniziare affrontare seriamente il problema della precarietà e della sottoccupazione".
"Ed anche per questa ragione -conclude Torino- che abbiamo attivato sul nostro territorio corsi di formazione con garanzia giovani a titolo grauito. Uno spiraglio per salvaguardare la precarietà e la sottoccupazione."