Crisi industriale: “Non bastano i bonus, bisogna calmierare i prezzi della produzione”
San Salvo “È fondamentale dire basta alla precarietà del lavoro e ai salari bassi. C'è molto da fare e la pandemia ha mostrato tutte le fragilità”
SAN SALVO. “Serve una politica industriale che in questo Paese manca da moltissimi anni. Adesso c'è l'occasione del Pnrr e servono politiche mirate a rilanciare i settori strategici. Attualmente questo non lo vediamo e siamo qui dove l'Automotive, per esempio, conta moltissimo sia nella produzione della Sevel che nella componentistica e non esiste allo stato una vera politica industriale che guardi in avanti all'elettrificazione e a consolidare quello che c’è”.
A dirlo è Francesca Re David, segretaria nazionale Cgil, intervenuta oggi a San Salvo nell’assemblea che ha messo al centro del dibattito lavoro, giustizia sociale e democrazia. Slogan dell’evento è “Camminiamo insieme”, che sottolinea la spinta a combattere vecchie e nuove povertà per una società sostenibile che garantisca a tutti un lavoro stabile e dignitoso.
“È fondamentale dire basta alla precarietà del lavoro e ai salari bassi. C'è molto da fare e la pandemia ha dimostrato tutte le fragilità. A prendere il pacco alimentare era chi non ce la faceva ad arrivare a fine mese e tra questi ci sono stati moltissimi lavoratori del commercio, moltissimi professori e maestri precari. I nostri salari sono i più bassi di quelli degli altri Paesi europei perché le aziende non vogliono distribuire la produttività e la ricchezza che pure si è continuata a generare in Italia. C’è bisogno di una legislazione di sostegno alla contrattazione, noi pensiamo che anche la discussione sul salario minimo che si è aperta in questi giorni sia molto importante e che possa aiutare da questo punto di vista”.
A parlare ai nostri microfoni anche il segretario generale della Cgil di Chieti, Francesco Spina:
“La povertà aumenta insieme al rischio futuro della perdita di occupazione a causa dell’aumento dei costi e della mancanza di materie prime in questo territorio. Non a caso oggi siamo a San Salvo, nucleo industriale che vive alcune luci, grazie ad aziende come Amazon, ma anche tante ombre per via di quello che sta accadendo a Pilkington e Denso e a tutto l'indotto metalmeccanico. Basti sapere che in questa provincia la povertà in quest'ultimo anno è aumentata del 3% nel suo valore assoluto e del 5,3 % in quello relativo. Se questi sono i dati e non si interviene per tempo con una politica attenta e capace di avere una visione prospettica futura, è evidente che nei prossimi mesi ci ritroveremo in una situazione molto complicata da dover gestire. Ecco perché oggi e nel prossimo futuro faremo assemblee, iniziative, chiameremo le associazioni, parleremo con tutte le amministrazioni e con tutti coloro che hanno a cuore il tema del lavoro e della società, perché o tutti insieme proviamo ad emergere o altrimenti qui non c'è destino. Vogliamo un intervento immediato sul costo dell'energia, non bastano i bonus ma c'è bisogno di intervenire per calmierare ed abbassare i prezzi della produzione. C'è bisogno di reperire anche materie prime e la guerra in Russia ha scatenato la rincorsa al rame, al ferro, all'acciaio, a tutte quelle materie prime che servono come il pane per l'industria così come quella dell'Abruzzo e in particolar modo del Chietino dove c'è l’Automotive chiediamo. Il Governo deve attivarsi immediatamente ma chiediamo che lo facciano anche la Regione e i Comuni, mettendo mano alle tassazioni locali altrimenti i cittadini e le imprese non resteranno in vita”.
E alla domanda “nel nostro territorio di investe abbastanza in Ricerca e Sviluppo”, ecco cosa ha risposto: “Questo è un punto dolente anche in tutta Italia. Nemmeno a due passi da qui, a Termoli, dove ci sarà il Gigafactory, è previsto al momento un investimento in tecnologia, ricerca e sperimentazione, figuriamoci altrove. La carenza sulla formazione, sulla transizione ecologica e sugli investimenti sono strutturali per il nostro Paese. E fa pensare che da un lato siamo in grado di aumentare dell’8% le spese in armamenti, dall’altro di diminuire del 6% gli investimenti in innovazione e ricerca. Queste sono le contraddizioni che a noi non stanno bene e per questo proviamo a dire dal bassa che dobbiamo cambiare e dobbiamo farlo camminando tutti insieme”.