Draghi in Senato: siete pronti a ricostituire il patto di Governo?
Altri Comuni La crisi di governo: "Le dimissioni una scelta dovuta e sofferta"
ROMA. Sono in corso nell'Aula del Senato la seduta con le comunicazioni del presidente del Consiglio Mario Draghi.
Il premier siede tra i ministri della Difesa e degli Esteri, Lorenzo Guerini e Luigi Di Maio. Il governo è al gran completo e l'Aula è gremita.
Il premier in Aula ha chiesto "Un nuovo patto di fiducia" alle forze politiche, sottolineando i risultati ottenuti nei mesi dal governo ma anche le difficoltà legate ai no e agli ultimatum.
"L'unica strada - ha detto - se vogliamo ancora restare assieme, è ricostruire daccapo questo patto, con coraggio, altruismo, credibilità".
"Mercoledì scorso ho rassegnato le dimissioni. Questa decisione è seguita al venir meno della maggioranza di unità nazionale che ha appoggiato il governo dalla sua nascita. Il capo dello Stato le ha respinte e chiesto di informare il Parlamento. Decisione che ho condiviso. Oggi mi permette di spiegare a voi e agli italiani questa decisione tanto sofferta quanto dovuta", ha detto Draghi al Senato.
Il premier ha rivendicato i risultati ottenuti dal suo governo in questi 17 mesi. "Il presidente della Repubblica mi affidò l'incarico" di premier con l'obiettivo di affrontare "tre emergenze: pandemica, economica e sociale", "tutti i principali partiti, con una sola eccezione, decisero di rispondere positivamente a quell'appello. Nel discorso che tenni in quest'Aula feci riferimento all'unità nazionale, che in questi mesi è stata la miglior garanzia di questo esecutivo e della sua efficicaca. Ritengo che un presidente del Consiglio che non si è mai presentato davanti agli elettori debba avere il consenso più ampio".
"Grazie alle misure di contenimento sanitario, alla campagna di vaccinazione, ai provvedimenti di sostegno economico a famiglie e imprese, siamo riusciti a superare la fase più acuta della pandemia, a dare slancio alla ripresa economica", ha detto.
Le "riforme della giustizia, della concorrenza, del fisco, degli appalti oltre alla corposa agenda delle semplificazioni sono un passo essenziale per l'Italia. Ad oggi tutti gli obiettivi del Pnrr sono stati raggiunti".
La seduta andrà avanti con il discorso di Draghi fino alle 10.30, quando il presidente del Consiglio si recherà alla Camera per consegnare il testo delle comuicazioni rese a Palazzo Madama. Alle ore 11.00 riprenderà la seduta del Senato, con una discussione generale prevista fino alle 17, quando Draghi replicherà. Alle 17.30 inizieranno le dichiarazioni di voto ed alle 19 partirà a "chiama" dei senatori. La seduta è iniziata con un quarto d'ora di ritardo: per quindici minuti nell'Emiciclo pieno, con la presidente Elisabetta Alberti Casellati al suo posto, si è atteso l'arrivo di Draghi. In Aula ci sono tra gli altri Matteo Salvini e Matteo Renzi. In tribuna ci sono diversi deputati, che sono venuti a sentire in diretta le comunicazoni di Draghi, che alla Camera verranno solo consegnate.
"Penso finisca bene, vediamo la tempistica": è il pronostico di Matteo Renzi arrivando al Senato.
"Dopo la crisi di governo causata dai 5 Stelle - apre le danze Matteo Salvini sui social - dopo giorni di minacce e provocazioni, con decine di parlamentari che cambiano partito per salvare la poltrona e con un Pd che insiste a parlare di ius soli, ddl Zan e legge elettorale, invece di mettere al centro stipendi, bollette e lavoro, oggi si decide. E la Lega, unita e compatta, deciderà solo e soltanto per il bene e il futuro dell'Italia".
I partiti, a cominciare dal Movimento 5 Stelle, aspettano un segnale dal discorso che farà Mario Draghi in Parlamento. E a quel punto Il premier ascolterà le posizioni di tutti per vedere se sia maturato quel "fatto politico" nuovo che consenta di ritrovare "l'agibilità politica"senza la quale si rischia di segnare la fine del governo di unità nazionale.
La situazione è talmente incerta che, si ragiona in ambienti parlamentari, il presidente del Consiglio starebbe preparando due versioni del discorso. Entrambe decise e circostanziate ma con due finali diversi. Dunque, non è neanche il quinto giorno quello risolutivo. Eppure, si osserva nei capannelli in Parlamento, qualcosa si è mosso. Sottotraccia restano i timori, di tutti, di rimanere con il "cerino in mano" e vedersi addossare la responsabilità di avere messo la parola fine alle larghissime intese.
Il premier ha lavorato al discorso fino all'ultimo. E avrebbe preparato "un testo A e un testo B", uno per dire resto e uno per dire addio, commentano alcuni senatori. Una ipotesi che non trova conferme a Palazzo Chigi. Ma di sicuro Draghi spiegherà le ragioni che lo hanno portato a un passo dall'addio e rivendicherà il tanto lavoro fatto in 17 mesi per far fronte alla pandemia, e poi alla guerra e alle sue conseguenze economiche. E tornerà a indicare le priorità per il Paese. Starà alle forze politiche, è l'orientamento emerso finora, dare risposte e dare garanzie sulla reale volontà di continuare a sostenere, con unità e responsabilità, l'esecutivo. Altrimenti l'esito non potrà che essere quello delle dimissioni. A fronte delle quali il Quirinale non potrebbe che prendere atto che non ci sono più le condizioni per sciogliere le Camere e andare a elezioni anticipate in autunno (la data cerchiata in rosso sarebbe quella del 2 ottobre), secondo alcuni senza neanche fare ulteriori consultazioni. (FONTE ANSA).