Cianci: analisi su ko centrosinistra e con uno sguardo a sindaco nel 2026
VASTO. “Rispetto al risultato elettorale voglio essere chiara: è stata una sconfitta per tutto il centrosinistra. E se devo dire una cosa che sembrerebbe così scontata è perché dalle immediate ore dopo il voto sino ad oggi continuano ad accavallarsi analisi indulgenti. Abbiamo sentito troppi se e troppo ma, troppi distinguo. Il centrosinistra è stato battuto e a poco serve andare a rilevare isole elettoralmente felici per provare ad avallare tesi precostituite o assolutorie”.
A dieci giorni dalla chiusura delle urne e dalla vittoria del presidente di centrodestra Marco Marsilio, al secondo mandato senza alternanza, con queste parole Paola Cianci analizza il risultato delle regionali 2024 nella sua sede elettorale di via Ciccarone, insieme al consigliere comunale Francesco Del Viscio e al coordinatore di Sinistra per Vasto Mario Enrico Testa. Una lunga conferenza stampa nella quale l’assessore vastese passa in rassegna le responsabilità della sconfitta, le debolezze e le opportunità del campo largo. Una disamina politica post elezioni che poi si sposta sul terreno locale dove Cianci guarda anche al futuro di Sinistra per Vasto, non escludendo di concorrere alla carica di sindaco nel 2026: “Vogliamo raccogliere i segnali positivi non per autoassolverci ma per capire da dove ripartire. C’è stata riconosciuta da più parti la capacità di costruire una candidatura fuori dagli apparati e dai sistemi di potere, u
na candidatura che proprio per questo qualcuno ha avversato fino in fondo senza riuscirci. Il fatto che abbiamo raddoppiato i voti a Vasto rispetto al 2021 ci permette di dire che sicuramente intendiamo giocare un ruolo determinante nelle elezioni cittadine del 2026. Lo faremo con le nostre parole d’ordine: sinistra e rinnovamento”.
E tornando ad esaminare l’esito delle ultime regionali, per Cianci l’invito è non limitarsi ad analisi frettolose, ma ad affrontare in maniera costruttiva i motivi della sconfitta: “Si è pensato che la figura di D’Amico potesse rimuovere le difficoltà, i vuoti e le incongruenze della nostra coalizione, ma questo non è accaduto. Si è pensato che il campo largo potesse sostituire con i numeri la sostanza, ma non è accaduto neanche questo. Lo scarto è stato di quasi 43.000 voti, pari al 7%. Solo nei maggiori centri abitati delle provincie di Chieti, Pescara e Teramo il centro-sinistra riesce a stare avanti e di poco: nelle 10 città con più di 20.000 abitanti delle tre provincie la coalizione di D’Amico è avanti di 3516 voti. Ben poca cosa se si considera la natura stessa dell’Abruzzo, una regione fatta di piccoli comuni e di aree interne. Ed è infatti nelle aree interne e nella provincia dell’Aquila che si è aperta una voragine fino ad arrivare al combinato disposto delle piccole realtà dell’aquilano dove la vittoria diventa schiacciante, a tratti imbarazzante. Di fronte a questo scenario la prima sensazione è che i gruppi dirigenti politici del centrosinistra si siano un po’ innamorati della propria narrazione, mentre il polso della regione era ben diverso ed incompreso”. E su questo Cianci aggiunge senza giri di parole: “Mi sento di dire che non sarà con il solo voto d’opinione, non sarà con le sole alchimie tattiche e politiciste che il centrosinistra abruzzese troverà la strada per il consenso. E purtroppo politicismi e alchimie non sono mancati in fase di composizione della coalizione e delle liste e troppe volte gli interessi particolari hanno prevalso su quelli generali. La politica per noi invece non è un fatto personale, ma un’impresa collettiva e questo sentimento è stato sempre presente in ogni attimo della nostra campagna elettorale”.
Sulle prospettive cui tendere aggiunge: “Ci sono delle grandi questioni politiche dalle quali ripartire: ricostruire l’insediamento territoriale del centrosinistra, delineare una politica progressista che possa competere con le politiche clientelari che la fanno da padrone nel tempo della disaffezione politica, riprendere l’abitudine all’analisi e all’autocritica, rendere realmente democratici i processi decisionali all’interno dei partiti e dei movimenti, dare spazio reale alle donne ed ai giovani, favorire il ricambio concreto dei gruppi dirigenti”.