A Vasto salta "lu Sand'Andonie" ma a farlo rivivere ci pensa la Banda Piazzolla

lun 17 gennaio 2022
Spettacolo di Lea Di Scipio
2min
A Vasto salta "lu Sand'Andonie" ma a farlo rivivere ci pensa la Banda Piazzolla ©Banda Piazzolla
A Vasto salta "lu Sand'Andonie" ma a farlo rivivere ci pensa la Banda Piazzolla ©Banda Piazzolla

VASTO. Si svolge solitamente a partire dal tardo pomeriggio della vigilia, 16 gennaio, per poi concludersi il 17, giorno di nascita del Santo, fino a notte fonda.

Si tratta dei festeggimenti dedicati a Sant'Antonio Abate, in dialetto abruzzese "lu Sand'Andonie de jennàre" o "de lu porche", così come viene chiamato per distinguerlo dal Santo di Padova.

Tra le strade delle città e dei paesi riecheggia per l'occasione un tripudio di canti, musica e sacre rappresentazioni a cura di gruppi storici che, insieme anche alle nuove generazioni, ne mettono in scena con spirito ricreativo il profondo significato.

Un'occasione, dunque, di aggregazione e convivialità tra sacro e profano.

E tra i cori organizzati al seguito di fisarmoniche, chitarre, violini e tamburelli, si sono sempre distinti a Vasto i gruppi come la Compagnia del Cavaliere e Vasto Com’era, solo per citarne alcuni.

E questa festività religiosa, che trova un grande accoglimento nella tradizione vastese in quanto espressione dell'invocazione della protezione del Santo contro il maligno, che minaccia la prosperità della famiglia, dei raccolti e degli animali, anche quest'anno non potrà svolgersi a causa della pandemia.

Ma a dare a tutti l'opportunità di ricordarla è la Banda Piazzolla, che ha realizzato per l'occasione un video, regalando di fatto all'intera comunità la possibilità di riviverla ugualmente.

E così tamburi, chitarre e cantanti, con tanto di Santo, diavolo, forca e un'immancabile tavola imbandita possono risuonare nelle nostre case, grazie ai talenti della band folk pop vastese.

Un po' di storia

La figura del Santo viene associata al maiale perché i suoi festeggiamenti corrispondono al periodo della macellazione e anche perché, anticamente, i frati Antoniani allevavano un maiale, a spese delle comunità, per donare la carne ai poveri e per curare, grazie al grasso dell’animale, la malattia detta “lu foche de Sand'Andunie”.

La narrazione dei cori popolari, cui segue la richiesta di offerte quali salsicce, vino rosso e dolci tipici, viene resa ancor più suggestiva dalla rievocazione mimata delle "tentazioni di Sant' Antonio nel deserto". I personaggi più importanti che vengono interpretati sono Sant’Antonio Abate e il diavolo.

Il Santo indossa un saio dall’ampio cappuccio e alla vita ha un cordone che l’interprete invita a baciare e che stringe per darsi forza contro il tentatore. Porta con se un pesante bastone, spesso a forma di stampella, emblema tradizionale del monaco medievale il cui dovere era di aiutare gli zoppi e gli infermi o a ricordare semplicemente un bastone pastorale. Ha un crocifisso infilato nel cordone della cintura che viene mostrato al diavolo per scacciarlo. Il Diavolo, invece, è vestito di rosso ed è dotato di corna sulla testa e di una lunga coda con la quale sfiora chiunque gli capiti a tiro. Ha una “forca” con la quale gira intorno a Sant’Antonio per provocarlo ed indurlo in tentazione.

Molto nota è anche la cerimonia di benedizione degli animali che fino alla metà dell'ottocento veniva celebrata nella cappella di S. Antonio Abate, oggi non più esistente, ma che sorgeva nei pressi della Madonna delle Grazie, Chiesa nella quale il rito fu sposato nel secolo scorso.

Quest’ultimo prevedeva che gli animali facessero tre giri intorno alla chiesetta, sostando per un momento sul portale dove il prete li benediva. Al terzo giro i padroni, dopo aver offerto loro una donazione, avevano in cambio un'immaginetta del Santo, che poi attaccavano sulla testa dei loro animali, per lo più cavalli.

Si racconta anche che il dorso degli animali venisse rasato, realizzando il simbolo della croce come buono auspicio per l’anno a venire, proteggendo gli animali da qualsiasi disgrazia.

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